domenica 22 maggio 2016

Noi che siamo "della strada"

" Un prete di strada", " un poliziotto di strada" e per quanto mi riguarda "uno psichiatra di strada". Questo richiamo alla strada sta ad indicare un contatto anima e corpo con quel fiume di sangue e cemento, ricolmo di invocazioni e di orrori che è la strada. La strada simbolo di una realtà vera e non patinata, triste e gioiosa, generosa e crudele, solidale e indifferente, immersa in una nebbia acida di secrezioni umane che esalano dall'asfalto. 
Non l'ho scelto, ma sono diventato uno psichiatra di strada, uno di quelli che ti riceve in uno studio pubblico, spartano, senza l'immancabile pianta di ficus ad accoglierti e le stampe impressioniste in pareti asettiche e inconfondibilmente candide.  Da me non si paga la parcella e si riceve un ascolto, spesso stanco e disilluso, ma con la promessa di un impegno certo. Sono fiero di ciò, è l'unica cosa di cui sono veramente fiero, non mi sono mai fatto pagare, tranne un'unica volta in intramoenia, non sapevo nemmeno di averla quella visita. Dopo più niente. 
Io sono uno di quelli che insieme ad altri ti viene anche a casa se necessario, che ti cerca un tetto, che chiama il comune se non puoi pagare la bolletta. Quelli che vengono da me sono in maggioranza poveri, gente di popolo, gente che non ha da pagare.
Oggi però di fronte a certo popolo indifferente persino alle aggressioni più sfacciate ai suoi elementari diritti, mi viene la voglia di farmi pagare: "paga stronzo ignorante, non meriti altro" mi verrebbe da dirgli, paga, tanto domani quando anche grazie alla tua stupidità la sanità non sarà più gratuita, pagherai comunque.
La strada è anche questo: ti mette di malumore.

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