martedì 27 dicembre 2016
lunedì 26 dicembre 2016
sabato 10 dicembre 2016
mercoledì 7 dicembre 2016
La sinistra, what else?
di Nicodemo
Potete credermi, nè l'esangue Giano bifronte Pisapia con il suo leccato sponsor Repubblica, nè i cantori della sinitra ontologica europeista e giammai il ritorno al nazionalismo demente e di destra anyway, potranno risollevare le sorti della sinistra. Una cosa del genere sinistra può avere forza e incisività se ha faccia tosta e se aggredisce al cuore il problema, cioè l'euro e la UE con i suoi trattati scellerati.
Non starò qui a scimmiottare Bagnai nè a ripetere argomentazioni che ci convincano di ciò che tutti dovremmo sapere, e cioè che l'euro è una fregatura e che la UE è una trappola mortale. Se qualcuno non lo ha capito o finge di non capirlo non merita considerazione. Nessuna sinistra, che sia prudente e meditabonda, realista o incazzata, potrà mai avere voce in capitolo se non manda affanculo a caretteri cubitali e con un sonoro pernacchio questa Europa bastarda e il suo strumento di tortura, l'euro.
Se, la sinistra, non metterà le mani sulle leve del potere nazionale, potranno passare ere geologiche prima che la il pendolo della storia oscilli verso una forma di economia meno oscena e schifosa di questa che dobbiamo sopportare.
L'unica forza che la sinistra ha è la nazione. Non le resta che puntare sul piatto l'ingegno e la determinazione di una schiera di coraggiosi e sfrontati nazional-populisti, per sperare di cambiare le sorti di questa guerra fra pezzi di merda in doppiopetto e plebe inselvatichita e senza anima.
Credetemi.
Non starò qui a scimmiottare Bagnai nè a ripetere argomentazioni che ci convincano di ciò che tutti dovremmo sapere, e cioè che l'euro è una fregatura e che la UE è una trappola mortale. Se qualcuno non lo ha capito o finge di non capirlo non merita considerazione. Nessuna sinistra, che sia prudente e meditabonda, realista o incazzata, potrà mai avere voce in capitolo se non manda affanculo a caretteri cubitali e con un sonoro pernacchio questa Europa bastarda e il suo strumento di tortura, l'euro.
Se, la sinistra, non metterà le mani sulle leve del potere nazionale, potranno passare ere geologiche prima che la il pendolo della storia oscilli verso una forma di economia meno oscena e schifosa di questa che dobbiamo sopportare.
L'unica forza che la sinistra ha è la nazione. Non le resta che puntare sul piatto l'ingegno e la determinazione di una schiera di coraggiosi e sfrontati nazional-populisti, per sperare di cambiare le sorti di questa guerra fra pezzi di merda in doppiopetto e plebe inselvatichita e senza anima.
Credetemi.
lunedì 28 novembre 2016
sabato 19 novembre 2016
venerdì 18 novembre 2016
giovedì 17 novembre 2016
Rosi Braidotti: dal post umano a Renzi (appunto)
di F.C.
Se questo è un uomo…il bomba, Renzi , la metafora attuale e
fortemente iconica del post umano in versione vernacolare. La filosofa vuole
andare oltre le categorie antropocentriche
e superare la visione accentratrice del soggetto umano per dissolvere l’identità
in una panoplia di pulsanti diversità non irriggimentate, e non sottoposte
all’orrenda dittatura delle dialettica, che coprono una gamma di forme viventi che
include blatte, batteri e ficus benjamin, dentro l’unicum multitudinario di
Spinoza. Un olismo biodinamico e panteista insomma, altro che materialismo
dialettico con la sua grettezza e la sua brutale affezione per il soggetto. Una
vera chicca per gli intenditori della fuffa estrema, capace di mettere insieme nientemeno che Deleuze e Renzi passando per Spinoza.
Chi meglio di Renzi può incarnare il post umano ? Chi meglio
delle sue riforme può dare il senso del il superamento identitario, riunendo
l’identità in un unico soggetto per poi negare l’identità stessa? Questo è
quanto occorre sapere e quanto basta per interpretare le nuove categorie dell’esistente.
Ci avete capito niente? Io NO, ma Rosi Braidottti è un eminenza del sapere universale, quindi almeno
lei saprà quello che dice e per questo, perché il post umano prenda forma vi
invita a votare SI al referendum.
Ah! Fantastico
mercoledì 16 novembre 2016
martedì 8 novembre 2016
Clinton vs Trump: la vera posta in gioco dietro il sipario dei media
da Blasting News
Molti sono i retroscena delle prossime elezioni USA.
Fra le tante quelli che vedono contrapposti i cosiddetti Neocon ai neo-bizantini. Luttwack, politologo, consulente del Pentagono e personaggio conosciuto al pubblico italiano per le sue numerose apparizioni televisive, nel suo libro: " La grande strategia dell'Impero bizantino" espone una sua personale teoria. Uno scontro fra due diverse fazioni dell'etile americana, la prima animata dallo spirito visionario dei neocon, un think tank che unisce il pragmatismo anglosassone a una mistica del potere che vede al centro l'impero USA, in un'epopea interminabile di guerre di espansione come naturale sistema di protezione dell'impero e di realizzazione della democrazia(sic). Hillary è l'ultima adepta di questa dottrina ampiamente descritta nel "Project for the New American Century".
Nessun mistero, tutto nero su bianco, persino la pianificazione e la tempistica delle guerre: prima Irak, poi Afghanistan, Siria. #Clinton, in cooperazione con l'establishemnt economico finanziario, esprime appieno la continuità con questa strategia di conquista, un delirio lucido e raccapricciante secondo alcuni, ma dagli effetti tremendamente reali.
La seconda fazione rappresentata da #Trump, oppone una visione che potremmo definire isolazionista e trattativista: rifiuto del TTIP, protezionismo economico, accordi con la Russia e con la Cina di sostanziale non belligeranza. Nella mente di Luttwack un impero USA simile a quello Romano d'Oriente, non dominatore ma Primum Inter Pares. Quello che si vede nei confronti televisivi fra i due sarebbe insomma solo la facciata.
Questa in sintesi la visione ripresa anche da alcuni commentatori italiani, come chiave di lettura dello scontro Clinton/Trump. Eppure, sebbene suggestiva, tale visione appare per certi aspetti non totalmente aderente alla realtà. Difficile credere che Trump sia solo il burattino nelle mani di menti raffinate che giocano a dadi col destino del mondo. Che ci possa essere scontro di fazioni all'interno delle classi dominanti statunitensi è credibile. Che questo scontro si giochi su visioni strategiche contrapposte è altrettanto credibile. Difficile è credere che i due fronti siano così omogenei e che i due frontmen siano il frutto di una scelta premeditata. Difficile pensare che i due fronti combacino in maniera coerente e disciplinata con personalità politiche determinate. Trump appare piuttosto come il giocatolo sfuggito dalle mani dei suoi creatori, tante infatti sono le defezioni sul fronte repubblicano, che prima ha alimentato il razzismo e l'estremismo di Trump, credendo di poterlo strumentalizzare ai fini della vittoria del partito e poi ha dato la sensazione di aver perso il controllo della situazione, facendo un imbarazzante marcia indietro.
In definitiva se è evidente che ciascun candidato è l'espressione di poteri forti che si annidano nel mondo economico finanziario, non è però facile stabilire una identificazione netta fra ideologia e persone che si esprima attraverso logiche speculari. Le variabili umane e la fluidità del quadro politico non consentono apparentamenti troppo rigidi. Probabilmente vista l'immutabilità del sistema americano è più facile pensare a quest'ultimo come un'unità.
Che vinca Trump o che vinca Clinton in definitiva le coordinate fondamentali del sistema USA rimangono immutate e ciascun presidente non fa che adeguarsi a uno stato di cose.
Molti sono i retroscena delle prossime elezioni USA.
Fra le tante quelli che vedono contrapposti i cosiddetti Neocon ai neo-bizantini. Luttwack, politologo, consulente del Pentagono e personaggio conosciuto al pubblico italiano per le sue numerose apparizioni televisive, nel suo libro: " La grande strategia dell'Impero bizantino" espone una sua personale teoria. Uno scontro fra due diverse fazioni dell'etile americana, la prima animata dallo spirito visionario dei neocon, un think tank che unisce il pragmatismo anglosassone a una mistica del potere che vede al centro l'impero USA, in un'epopea interminabile di guerre di espansione come naturale sistema di protezione dell'impero e di realizzazione della democrazia(sic). Hillary è l'ultima adepta di questa dottrina ampiamente descritta nel "Project for the New American Century".
Nessun mistero, tutto nero su bianco, persino la pianificazione e la tempistica delle guerre: prima Irak, poi Afghanistan, Siria. #Clinton, in cooperazione con l'establishemnt economico finanziario, esprime appieno la continuità con questa strategia di conquista, un delirio lucido e raccapricciante secondo alcuni, ma dagli effetti tremendamente reali.
La seconda fazione rappresentata da #Trump, oppone una visione che potremmo definire isolazionista e trattativista: rifiuto del TTIP, protezionismo economico, accordi con la Russia e con la Cina di sostanziale non belligeranza. Nella mente di Luttwack un impero USA simile a quello Romano d'Oriente, non dominatore ma Primum Inter Pares. Quello che si vede nei confronti televisivi fra i due sarebbe insomma solo la facciata.
Questa in sintesi la visione ripresa anche da alcuni commentatori italiani, come chiave di lettura dello scontro Clinton/Trump. Eppure, sebbene suggestiva, tale visione appare per certi aspetti non totalmente aderente alla realtà. Difficile credere che Trump sia solo il burattino nelle mani di menti raffinate che giocano a dadi col destino del mondo. Che ci possa essere scontro di fazioni all'interno delle classi dominanti statunitensi è credibile. Che questo scontro si giochi su visioni strategiche contrapposte è altrettanto credibile. Difficile è credere che i due fronti siano così omogenei e che i due frontmen siano il frutto di una scelta premeditata. Difficile pensare che i due fronti combacino in maniera coerente e disciplinata con personalità politiche determinate. Trump appare piuttosto come il giocatolo sfuggito dalle mani dei suoi creatori, tante infatti sono le defezioni sul fronte repubblicano, che prima ha alimentato il razzismo e l'estremismo di Trump, credendo di poterlo strumentalizzare ai fini della vittoria del partito e poi ha dato la sensazione di aver perso il controllo della situazione, facendo un imbarazzante marcia indietro.
In definitiva se è evidente che ciascun candidato è l'espressione di poteri forti che si annidano nel mondo economico finanziario, non è però facile stabilire una identificazione netta fra ideologia e persone che si esprima attraverso logiche speculari. Le variabili umane e la fluidità del quadro politico non consentono apparentamenti troppo rigidi. Probabilmente vista l'immutabilità del sistema americano è più facile pensare a quest'ultimo come un'unità.
Che vinca Trump o che vinca Clinton in definitiva le coordinate fondamentali del sistema USA rimangono immutate e ciascun presidente non fa che adeguarsi a uno stato di cose.
domenica 6 novembre 2016
lunedì 31 ottobre 2016
domenica 30 ottobre 2016
Il terremoto, la sinistra e i 5S
di Nicodemo
Cose che non c'entrano niente fra di loro eppure c'entrano assai.
Travaglio, nel suo editoriale di oggi fa un'analisi del consenso al movimento 5S. Risuonano le domande sul perchè, viste le performance scadenti, i 5S continuino a crescere.
Mi viene spontanea un'associazione di idee: se in un paese dove tutto è immobile, dove familismo, mafia e clientelismo fanno sì che uno magari diventi primario per logiche spartitorie della politica o dove chi fa sfracelli in una banca o in una società viene premiato, mentre licenziano i dipendenti, ebbene se in un paese del genere l'unica cosa che si muove è la terra, come può stupire se poi le anime si dividono seguendo il segno di una doppia polarità: da una parte l'uomo solo al comando, delega in bianco della politica, sedazione dell'angoscia attreaverso lo spostamento dell'oggetto su un superIo onnipotente (perdonatemi le similitudini alla Recalcati), dall'altra l'ebrezza del nuovo, sia pure gravato da presunte incompetenze e immaturità. E la sinistra? Non pervenuta.
Cose che non c'entrano niente fra di loro eppure c'entrano assai.
Travaglio, nel suo editoriale di oggi fa un'analisi del consenso al movimento 5S. Risuonano le domande sul perchè, viste le performance scadenti, i 5S continuino a crescere.
Mi viene spontanea un'associazione di idee: se in un paese dove tutto è immobile, dove familismo, mafia e clientelismo fanno sì che uno magari diventi primario per logiche spartitorie della politica o dove chi fa sfracelli in una banca o in una società viene premiato, mentre licenziano i dipendenti, ebbene se in un paese del genere l'unica cosa che si muove è la terra, come può stupire se poi le anime si dividono seguendo il segno di una doppia polarità: da una parte l'uomo solo al comando, delega in bianco della politica, sedazione dell'angoscia attreaverso lo spostamento dell'oggetto su un superIo onnipotente (perdonatemi le similitudini alla Recalcati), dall'altra l'ebrezza del nuovo, sia pure gravato da presunte incompetenze e immaturità. E la sinistra? Non pervenuta.
mercoledì 26 ottobre 2016
I cittadini di Goro. Moralia minima
Mi sembra che stiamo tornando allo stato di natura in una forma inedita: lo stato va bene se garantisce la mia sicurezza, non va bene se garantisce la sicurezza di un ipotetico "altro".
Questo però descrive un fenomeno, ma non le cause. Non sta a me fare analisi antropologiche o sociologiche, ma mi sento di dire che il senso di insicurezza alimentato dalla crisi frammisto alla disillusione per qualsiasi forma di valore che non si esprima nelle forme cristallizzate e ad alto coefficiente di coesione sociale come la religione, ha generato nei ceti sociali più vulnerabili alla crisi rabbia e risentimento verso coloro che più facilmente suscitano riflessi ostili: il nero, il migrante il povero, specchi di quella miseria morale e materiale paventata e temuta.
Il sentimento solidaristico scricchiola, permane in larga parte della popolazione come portato culturale ed evangelico, meno come connotato di civiltà, che impone la solidarietà quale criterio ottimale del meccanismo di funzionamento di ogni aggregato umano: "anche se non mi interesso a te mi è più utile e congegnale un sistema sociale e solidale che non mi abbandoni nel momento del bisogno". Questa consapevolezza razionale viene soffocata da ribollire delle emozioni.
La vicenda di Goro è esemplare e meno male che non si arriva ai pogrom.
Dice bene chi dice che il popolo non è nè cattivo nè buono, il popolo, se vogliamo vederla in termini etici universali il popolo è sia cattivo che buono a seconda delle circostanze, delle congiunture economiche, della propaganda e della posta in gioco.
Non si può dire educhiamo il popolo senza cadere in contraddizione, ma si può operare come se stessimo educando noi stessi a dare il buon esempio.
Questo però descrive un fenomeno, ma non le cause. Non sta a me fare analisi antropologiche o sociologiche, ma mi sento di dire che il senso di insicurezza alimentato dalla crisi frammisto alla disillusione per qualsiasi forma di valore che non si esprima nelle forme cristallizzate e ad alto coefficiente di coesione sociale come la religione, ha generato nei ceti sociali più vulnerabili alla crisi rabbia e risentimento verso coloro che più facilmente suscitano riflessi ostili: il nero, il migrante il povero, specchi di quella miseria morale e materiale paventata e temuta.
Il sentimento solidaristico scricchiola, permane in larga parte della popolazione come portato culturale ed evangelico, meno come connotato di civiltà, che impone la solidarietà quale criterio ottimale del meccanismo di funzionamento di ogni aggregato umano: "anche se non mi interesso a te mi è più utile e congegnale un sistema sociale e solidale che non mi abbandoni nel momento del bisogno". Questa consapevolezza razionale viene soffocata da ribollire delle emozioni.
La vicenda di Goro è esemplare e meno male che non si arriva ai pogrom.
Dice bene chi dice che il popolo non è nè cattivo nè buono, il popolo, se vogliamo vederla in termini etici universali il popolo è sia cattivo che buono a seconda delle circostanze, delle congiunture economiche, della propaganda e della posta in gioco.
Non si può dire educhiamo il popolo senza cadere in contraddizione, ma si può operare come se stessimo educando noi stessi a dare il buon esempio.
domenica 23 ottobre 2016
sabato 22 ottobre 2016
venerdì 21 ottobre 2016
Nazionalismo ed empiriostupidismo
di Nicodemo
Cari compagni che avete deciso che giammai un ritorno allo stato nazione perchè...boh! Chissà perchè. Ah già! Perchè lo stato nazione è quello delle guerre, del colonialismo, delle piccole patrie meschine e degli deali desueti ultimo rifugio dei delinquenti ecc. Beh, cari compagni vi dico che il vostro internazionalismo ve lo potete tenere, se questo deve significare una superfetazione nazionale chiamata Europa, madre matrigna, estremamente odiosa e fottutamente stronza. Se il vostro catechismo vi impedisce di vedere quello che lo stesso Marx vi abrebbe rificcato in gola, cioè la l'ideologia della sacra Europa, totem per allocchi acculturati, allora siete solo degli sciocchi.
Voi che dite coi "sovranisti" e "nazionalisti" di ritorno nessun dialogo e piena incompatibilità, come se sovranisti e nazionalisti avessero già messo gli scarponi chiodati per marciare insieme a quelli di Casa Pound alla conquista della Polonia, voi che non capite una minchia di economia e continuate a declamare come un branco di scimmie ubriache frasi sensa senso del tipo: "restiamo in Europa per cambiarla dall'interno... perchè le sfide sono globali e poi che è 'sta italietta", beh voi...andatevene bellamente affanculo. Non mi date altra scelta, avete scelto voi di dare un colpo di scimitarra al corpo morto della sinistra per farla in due dopo che già era ridotta a un atomo.
Lo capirei se le motivazioni fossero non dico giuste, ma comprensibili, ma di fronte all'urlo disperato della Grecia e alla "strage di stato" continua che l'Europa persegue pervicamente con vittime non collaterali, ma prese accuratamente di mira, allora io dico che non siete nè giusti nè comprensibili, siete solo stupidi.
p.s. io non sono nè troppo sovranista, nè troppo nazionalista
Cari compagni che avete deciso che giammai un ritorno allo stato nazione perchè...boh! Chissà perchè. Ah già! Perchè lo stato nazione è quello delle guerre, del colonialismo, delle piccole patrie meschine e degli deali desueti ultimo rifugio dei delinquenti ecc. Beh, cari compagni vi dico che il vostro internazionalismo ve lo potete tenere, se questo deve significare una superfetazione nazionale chiamata Europa, madre matrigna, estremamente odiosa e fottutamente stronza. Se il vostro catechismo vi impedisce di vedere quello che lo stesso Marx vi abrebbe rificcato in gola, cioè la l'ideologia della sacra Europa, totem per allocchi acculturati, allora siete solo degli sciocchi.
Voi che dite coi "sovranisti" e "nazionalisti" di ritorno nessun dialogo e piena incompatibilità, come se sovranisti e nazionalisti avessero già messo gli scarponi chiodati per marciare insieme a quelli di Casa Pound alla conquista della Polonia, voi che non capite una minchia di economia e continuate a declamare come un branco di scimmie ubriache frasi sensa senso del tipo: "restiamo in Europa per cambiarla dall'interno... perchè le sfide sono globali e poi che è 'sta italietta", beh voi...andatevene bellamente affanculo. Non mi date altra scelta, avete scelto voi di dare un colpo di scimitarra al corpo morto della sinistra per farla in due dopo che già era ridotta a un atomo.
Lo capirei se le motivazioni fossero non dico giuste, ma comprensibili, ma di fronte all'urlo disperato della Grecia e alla "strage di stato" continua che l'Europa persegue pervicamente con vittime non collaterali, ma prese accuratamente di mira, allora io dico che non siete nè giusti nè comprensibili, siete solo stupidi.
p.s. io non sono nè troppo sovranista, nè troppo nazionalista
giovedì 20 ottobre 2016
domenica 16 ottobre 2016
mercoledì 5 ottobre 2016
lunedì 26 settembre 2016
domenica 25 settembre 2016
"Spinoza Rosso Sangue", langue
Insomma uno scrive un libro e come tutti (o quasi) gli scrittori si mette in mente che è un buon libro e che alla fine il valore trionferà. Poi dopo mille case editrici e altrettante agenzie letterarie contattate, dopo le ore passate a sudare sui social media a farti pubblicità, ti accorgi di quello che già sapevi, ma che un'insana pulsione ossessiva ti ha indotto a voler toccare con mano, e cioè, che la possibilita di vedersi pubblicare un libro, un romanzo, una raccolta di poesie e quant'altro da una casa editrice che si rispetti, è più o meno la stessa di quella di vincere al "turista per sempre" o al superenalotto. Molta poca bravura e tanto...culo. D'accordo, si dirà, ma la bravura conta. Certo che conta, ma conta allorquando la ventura e il sedere creano le congiunzioni astrali giuste e ti favoriscono il contatto con le persone giuste al momento giusto.
Alla fine pure la carta dell'agenzia rinomata, che a prezzi modici ci ha fornito una valutazione dell'opera, encomiastica naturalmente, offrendoci assistenza e collaborazione. Ma, e qui sta il punto, non certo gratis et amore dei, bensì a prezzo di una bella sommetta di danaro, con la promessa di promuovere alla meglio l'opera e di fare da passepartout per le case editrici.
Stiamo riflettendo? Neanche per sogno. L'esito probabile sarebbe quello di spendere soldi per poi sentirsi dire che ci hanno trovato una bella casa editrice a pagamento. Grazie no, questo possiamo farlo benissimo da soli. Ma allora perchè lo avete fatto, qualcuno dirà. Per stanchezza, per azzardo, per il gusto di vedere come avrebbero recensito la nostra opera, ma soprattutto per la segreta speranza di essere apprezzati senza essere spennati. Illusi.
Insomma se qualcuno ha suggerimenti sono ben accetti. Per il momento meglio un dignitoso self publishing.
Alla fine pure la carta dell'agenzia rinomata, che a prezzi modici ci ha fornito una valutazione dell'opera, encomiastica naturalmente, offrendoci assistenza e collaborazione. Ma, e qui sta il punto, non certo gratis et amore dei, bensì a prezzo di una bella sommetta di danaro, con la promessa di promuovere alla meglio l'opera e di fare da passepartout per le case editrici.
Stiamo riflettendo? Neanche per sogno. L'esito probabile sarebbe quello di spendere soldi per poi sentirsi dire che ci hanno trovato una bella casa editrice a pagamento. Grazie no, questo possiamo farlo benissimo da soli. Ma allora perchè lo avete fatto, qualcuno dirà. Per stanchezza, per azzardo, per il gusto di vedere come avrebbero recensito la nostra opera, ma soprattutto per la segreta speranza di essere apprezzati senza essere spennati. Illusi.
Insomma se qualcuno ha suggerimenti sono ben accetti. Per il momento meglio un dignitoso self publishing.
giovedì 22 settembre 2016
mercoledì 21 settembre 2016
Valutazione di una nota agenzia letteraria di "Spinoza Rosso Sangue". Poi ditemi che non è un capolavoro
Di seguito la valutazione di una nota agenzia letteraria, della quale preferiamo non fare il nome, del nostro romanzo
Valutazione del testo “Spinoza rosso
sangue”
Gentili signori Cilli e D’Amico,
come da Vostra richiesta, abbiamo letto e valutato il romanzo “Spinoza rosso sangue”, che reputiamo idoneo agli standard qualitativi che ...omissis
Si tratta di un romanzo trasversale e che si inserisce
nell’ambito di un ventaglio di generi letterari, dal fantasy gotico al noir al
romanzo puro, di cui gli autori hanno sapientemente utilizzato i codici
linguistici ed espressivi.
Difficile e limitante, darne una definizione univoca.
Il target in cui potrebbe essere inserito, tuttavia,
sembrerebbe essere (efficacemente) quello del fantasy.
La scrittura è caratterizzata da un ritmo e un taglio
cinematografici particolarmente efficaci; lo stile appare brillante; il
linguaggio, colto e dal tono spesso ironico.
Si ravvisa, in alcuni passaggi, una certa “frenesia narrativa”
che porta a una sovrapposizione poco fluida degli scenari e dei personaggi.
Il mood della
narrazione è permeato da una atemporalità latente, che tuttavia non si esprime
in maniera esplicita: da qui, la sensazione di trovarsi di fronte a scenari
spazio/temporali paralleli.
“Sensazione” e non certezza, perché l’elemento temporale
resta la grossa incognita di tutto il romanzo.
“Quando” e “Dove” sono i due interrogativi che un ipotetico
lettore si pone costantemente.
Ottima ci è parsa la caratterizzazione dei personaggi.
Il ritmo e il tono dei dialoghi appaiono adeguati al contesto
e conferiscono vivacità e brio alla narrazione.
L’alternanza di scenari si sussegue con perizia narrativa
coinvolgente ed efficace, che non annoia perché il cambio di fronte sposta
continuamente l’attenzione da una vicenda all’altra.
Tuttavia, occorre fare attenzione affinché il lettore non
resti disorientato da salti spazio/temporali repentini quanto affollati di
personaggi.
L’apparente leggerezza della scrittura, che non diventa mai
superficialità, accompagna la lettura inducendo una sempre rinnovata curiosità.
Nell’opera in visione si ravvisano notevoli margini di
miglioramento stilistico/formale, che renderebbe il linguaggio più fluido e le
sequenze narrative meno stridenti.
Si evidenzia, inoltre, la necessità delle note a piè di
pagina che aiutino il lettore nella comprensione della terminologia adottata, nonché
un indice dei personaggi e dei ruoli, particolarmente utile in un romanzo ricco
come questo.
Si tratta di un testo interessante, che si legge piacevolmente,
espressione di uno stile originale che ha ottimi margini di miglioramento e
perfezionamento.
Siamo perciò lieti di comunicare che l’esito della prima valutazione è
positivo e il nostro studio è disponibile ad annoverarVi eventualmente fra i
suoi autori assistiti sul panorama editoriale italiano.
Nel caso desideraste procedere ad una prima definizione di
percorsi e condizioni, Vi invitiamo a contattarci all’e-mail...omissis
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