sabato 29 giugno 2019

Carola e Ric e Gian

di Nicodemo

Gli anziani se lo ricorderanno, Carola era un refrain di Ric e Gian, due comici ormai vecchi e dimenticati. Ric ripeteva Carola con voce deformata e tono spasmodico, alludendo non si sa a chi. Sembrava un'invocazione fra il disperato e lo speranzoso. Quasi come la sinistra dei sinistrati che vanno dietro alla capitana Rackete. Intendiamoci a me è simpatica e anche se sono paranoico e sospetto di tutti e tutte o di tutt* per usare l'asterisco antifascista, sono disposto a credere nella sua buona fede. Far scendere quei disgraziati era il minimo, ma vedere le facce di Orfini Del Rio e quell'innominabile ex SEL è cosa che ti fa scendere il latte sui cosiddetti. No, non faccio litanie, basta la parola. Chi sono questi? Lo sappiamo. Scommettereste sulla loro buona fede, coerenza, e persino sagacia? Neanche con un fucile puntato alle rotule. Allora, questa gente con la partecipazione più o meno clandestina di una manciata di intellettuali rosè e di post-operaisti imbolsiti, con questa storia ci ha costretti a una rappresentazione artificiale e del tutto ideologica della realtà, dove da un parte c'è l'etica assoluta, la giustizia divina  e dall'altra il fascismo più o meno mascherato di criptosalviniani incattiviti e le contorsioni rossobrune di falsi compagni che non vedono l'ora di indossare i fatidici scarponi chiodati. Insomma o sei un no border o sei una merda in camicia bruna. Tutto il resto, soprattutto la politica non c'entra un tubo, salvo poi quando si fanno le assemblee e si esordisce: " vorrei fare un discorso politico..." leccandosi le ferite per l'ennesima sconfitta. No, non ci provate, non sto dicendo che per vincere dobbiamo imitare la destra, sto dicendo che dobbiamo smettere di fare la caricatura di noi stessi e riflettere se magari non è il caso di resettare tutto e ricominciare da zero. Magari dopo la prossima era glaciale vinciamo.