di Franco Cilli
Partecipo al percorso tracciato dal Brancaccio dentro un sistema di regole non scritte, che affida al metodo democratico partecipativo la stesura di un programma e la formazione di liste da presentare alle prossime elezioni.
Si è detto, facciamo una lista per dare voce a chi non ce l'ha, per dare rappresentanza politica a istanze, movimenti, passioni civili, soggetti sparsi di una sinistra sociale dannatamente ampia ma frantumata, senza santi in paradiso.
Bene, d'accordo. Scopro dei compagni bravi e con un passato di impegno politico senza cedimenti, nè disincanti, che sono il sale di una prosa che va forte sui social, ma certo non aggiungono nessun valore a un qualsiasi discorso politico serio. Posso esprimere le mie idee eretiche sull'euro e sull'Europa liberamente e nessuno grida alla bestemmia, manco fosse entrato un cane in chiesa, come direbbe Don Gallo. Insomma tutte premesse rassicuranti e promettenti insieme. Ma, e c'è sempre un ma, su quello che doveva essere un percorso faticoso, e pur tuttavia con una meta visibile, cominciano a farsi strada delle strane e incomprensibili titubanze. Il clima nelle assemblee è buono, le proposte sono molte, l'entusiasmo non manca. La pacatezza e l'abnegazione al metodo democratico regnano sovrani. L'atmosfera placida viene interrotta solo da qualche momentaneo sussulto, quando ci si accorge che ancora fervono iniziative, tavoli, incontri fra le varie componenti di quella che il mainstream definisce "la sinistra a sinistra di Renzi", per capire se c'è ancora spazio per una lista unica che metta insieme tutti, RC compresa. In realtà, per uno strano fraintendimento del concetto di sinistra ci si riferisce più che altro a Pisapia, Bersani, Civati, e fors'anche D'Alema e Frantoianni, lasciando nei titoli di coda il duo Montanari Falcone, senza nemmeno curarsi di citare RC, ma la confusione di tanto in tanto si fa strada.
Da quanto si capisce, ormai sono tutti ammaestrati all'idea che due liste di sinistra non si possono fare, sarebbe un sacrilegio, uno spreco assurdo, un'offesa al buon senso e alla sensibilità del popolo di sinistra. Lo dicono quelli del Manifesto, lo dice pure Repubblica, e se lo fa scappare anche Montanari a margine della festa di Si e in un'intervista alla stsampa. Il guaio è che Montanari ritiene che se "auspicabilmente" ci sarà una sola sinistra, lui "suggerirà" a quelli del Brancaccio di continuare il percorso prestabilito, ma senza avere più una meta, cioè le elezioni prossime venture. Saltare un giro insomma. Si perchè nelle premesse il Brancaccio non nasce, almeno inizialmente, per rifondare la sinistra, ma per fare liste elettorali con un metodo trasparente e democratico. Ma allora perchè saltare un giro se c'è una sola sinistra che in realtà è una destra mascherata?
Ora io mi chiedo senza tanti giri di parole, se siamo nati per distinguerci nettamente da una certa sinistra ancora prigioniera del liberismo, e sappiamo benissimo che nè Bersani, nè Pisapia, nè Civati per citarne solo alcuni, sono minimamnte assimiliabili a un programma antiliberista (Bersani: "io sono più liberista di Renzi"), che senso ha lasciare campo libero a una lista unica di sinistra che secondo i nostri ragionamenti, di sinistra non è? Giusto per essere chiari, io non mi metterò da parte per votare una lista che di sinistra ha solo il nome, e penso che la maggior parte dei brancaccini la pensi come me. Tanto vale allora fare una seconda lista di sinistra, malgrado lo sdegno di Repubblica e del Manifesto e i lamenti di tanti saggi disperati della sinistra, che almeno, pur raccimolando lo zero virgola, ci mettiamo in marcia e iniziamo a farci conoscere.
Si tratta qui di un'ossessione quasi idolatrica che fa voto di fedeltà a un feticcio o a un simbolo, allo stesso modo di un tifoso di calcio, senza avere nessuna considerazione di programmi e visioni di realtà altenative.
Io non sono di sinistra per fede, ma per volontà di cambiamento e se l'andazzo e questo, come dice Montanari, che al massimo della sua coerenza logica prima invita a lasciare campo libero a un'unica sinistra, poi dice che non la voterà, il giorno delle elezioni me ne starò a casa.
Partecipo al percorso tracciato dal Brancaccio dentro un sistema di regole non scritte, che affida al metodo democratico partecipativo la stesura di un programma e la formazione di liste da presentare alle prossime elezioni.
Si è detto, facciamo una lista per dare voce a chi non ce l'ha, per dare rappresentanza politica a istanze, movimenti, passioni civili, soggetti sparsi di una sinistra sociale dannatamente ampia ma frantumata, senza santi in paradiso.
Bene, d'accordo. Scopro dei compagni bravi e con un passato di impegno politico senza cedimenti, nè disincanti, che sono il sale di una prosa che va forte sui social, ma certo non aggiungono nessun valore a un qualsiasi discorso politico serio. Posso esprimere le mie idee eretiche sull'euro e sull'Europa liberamente e nessuno grida alla bestemmia, manco fosse entrato un cane in chiesa, come direbbe Don Gallo. Insomma tutte premesse rassicuranti e promettenti insieme. Ma, e c'è sempre un ma, su quello che doveva essere un percorso faticoso, e pur tuttavia con una meta visibile, cominciano a farsi strada delle strane e incomprensibili titubanze. Il clima nelle assemblee è buono, le proposte sono molte, l'entusiasmo non manca. La pacatezza e l'abnegazione al metodo democratico regnano sovrani. L'atmosfera placida viene interrotta solo da qualche momentaneo sussulto, quando ci si accorge che ancora fervono iniziative, tavoli, incontri fra le varie componenti di quella che il mainstream definisce "la sinistra a sinistra di Renzi", per capire se c'è ancora spazio per una lista unica che metta insieme tutti, RC compresa. In realtà, per uno strano fraintendimento del concetto di sinistra ci si riferisce più che altro a Pisapia, Bersani, Civati, e fors'anche D'Alema e Frantoianni, lasciando nei titoli di coda il duo Montanari Falcone, senza nemmeno curarsi di citare RC, ma la confusione di tanto in tanto si fa strada.
Da quanto si capisce, ormai sono tutti ammaestrati all'idea che due liste di sinistra non si possono fare, sarebbe un sacrilegio, uno spreco assurdo, un'offesa al buon senso e alla sensibilità del popolo di sinistra. Lo dicono quelli del Manifesto, lo dice pure Repubblica, e se lo fa scappare anche Montanari a margine della festa di Si e in un'intervista alla stsampa. Il guaio è che Montanari ritiene che se "auspicabilmente" ci sarà una sola sinistra, lui "suggerirà" a quelli del Brancaccio di continuare il percorso prestabilito, ma senza avere più una meta, cioè le elezioni prossime venture. Saltare un giro insomma. Si perchè nelle premesse il Brancaccio non nasce, almeno inizialmente, per rifondare la sinistra, ma per fare liste elettorali con un metodo trasparente e democratico. Ma allora perchè saltare un giro se c'è una sola sinistra che in realtà è una destra mascherata?
Ora io mi chiedo senza tanti giri di parole, se siamo nati per distinguerci nettamente da una certa sinistra ancora prigioniera del liberismo, e sappiamo benissimo che nè Bersani, nè Pisapia, nè Civati per citarne solo alcuni, sono minimamnte assimiliabili a un programma antiliberista (Bersani: "io sono più liberista di Renzi"), che senso ha lasciare campo libero a una lista unica di sinistra che secondo i nostri ragionamenti, di sinistra non è? Giusto per essere chiari, io non mi metterò da parte per votare una lista che di sinistra ha solo il nome, e penso che la maggior parte dei brancaccini la pensi come me. Tanto vale allora fare una seconda lista di sinistra, malgrado lo sdegno di Repubblica e del Manifesto e i lamenti di tanti saggi disperati della sinistra, che almeno, pur raccimolando lo zero virgola, ci mettiamo in marcia e iniziamo a farci conoscere.
Si tratta qui di un'ossessione quasi idolatrica che fa voto di fedeltà a un feticcio o a un simbolo, allo stesso modo di un tifoso di calcio, senza avere nessuna considerazione di programmi e visioni di realtà altenative.
Io non sono di sinistra per fede, ma per volontà di cambiamento e se l'andazzo e questo, come dice Montanari, che al massimo della sua coerenza logica prima invita a lasciare campo libero a un'unica sinistra, poi dice che non la voterà, il giorno delle elezioni me ne starò a casa.